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Scommettiamo che?

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La discesa in campo del presidente della Cei Angelo Bagnasco, a difesa del finanziamento pubblico alle materne cattoliche bolognesi, conferma l'importanza della posta in gioco col referendum consultivo del 26 maggio e l'impegno diretto nella campagna elettorale della Chiesa ai suoi massimi livelli. Secondo l'esponente della Cei sono soldi spesi bene, poiché "nel caso delle scuole paritarie non si tratta di un onere nei confronti dello Stato in quanto, sebbene esso contribuisca economicamente al loro sostentamento, è ben di più quanto esse fanno risparmiare alla collettività rispetto a quanto ricevono da essa". L'affondo di Bagnasco sposta il referendum dal piano locale a quello nazionale e arriva dopo la petizione di vip e intellettuali contro il finanziamento di un milione all'anno alle materne cattoliche, prendendo in contropiede il Pd che a fatica sta cercando di mantenere il dibattito sui contenuti amministrativi e i benefici concreti per le famiglie che sarebbero garantiti dalla convenzione. Non a caso in giunta ci fu chi definì marziani i firmatari dell'appello pro Articolo 33, ma ora che l'astronave della Cei è atterrata sotto le Torri le strategie del fronte del "B" sono destinate a mutare. I laici del Pd impegnati a sostenere la Giunta sono i primi a essere preoccupati dalla sortita di Bagnasco. Alzare i toni, trasformare il 26 maggio in un appuntamento nazionale, è l'ultima cosa che il sindaco e i vertici bolognesi del Pd vorrebbero. A questo punto la previsione è facile. Se vincerà il "B" sarà merito della Curia, se perderà sarà colpa del Pd. Scommettiamo?


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